Battiato si mette in mostra
Ha aperto a Lodi l’esposizione curata da Elisa Gradi “Franco Battiato. Prove d’Autore”, un progetto dedicato all’opera pittorica del musicista
Grande occasione a Lodi per conoscere e indagare la personalità eclettica, complessa, originale di Franco Battiato: un artista a tutto tondo, capace di proporre un’esperienza estetica assolutamente particolare. Nella città lombarda presso Bipielle Arte, la sede espositiva della Banca Popolare di Lodi gestita da Villaggio Globale International, nel complesso realizzato da Renzo Piano, ha aperto l’esposizione curata da Elisa Gradi “Franco Battiato. Prove d’Autore”.
Un progetto promosso dalla Banca Popolare di Lodi in collaborazione con l’associazione culturale La Bezuga e con i patrocini del Comune e della Provincia di Lodi – dedicata all’opera pittorica del musicista: 25 tele dagli anni ’90 ad oggi – tra cui uno splendido Trittico mai esposto prima – in un percorso che trova nel rapporto tra musica e pittura il suo tema conduttore. In mostra anche il primo libro d’artista Gilgamesh e il mediometraggio, di cui l’artista ha curato la regia, su Gesualdo Bufalino.Battiato – dunque – e la pittura. Un incontro che l’artista ha motivato parlando di “pura sfida”, di “terapia riabilitativa” . La realtà è che la ricerca di diverse forme espressive, accanto a quelle già indagate e familiari, ben più note al pubblico, diviene quasi inevitabile per uno spirito ricco d’emozioni, avido di ricerca e di stimoli, come quello di Franco Battiato.
Una personalità poliedrica – come sottolinea la Gradi – “articolata in differenti percorsi, a loro volta relativamente autonomi, e tuttavia compenetrati in equilibrio, armonicamente echeggianti, unificati dalla medesima volontà creativa”. E pur nell’ambito di un’innegabile unitarietà d’intenti, la pittura di Battiato impone una riflessione e una considerazione autonoma, anche per l’assoluta libertà che può vantare.
“Franco Battiato, non è un pittore. È un uomo che dipinge. Questo ribalta la prospettiva e annienta ogni tentativo di schematizzazione.
Sebbene sia constatabile un progressivo affinamento della tecnica pittorica nel suo percorso, Battiato non se ne lascia sopraffare, non assoggetta se stesso e il suo lavoro a finalità estetiche dettate”. Libero da dogmi stilistici di ogni genere, lontano dal Gotha dell’arte contemporanea e dei critici d’arte, può permettersi il ‘lusso’ di contrapporre all’allineamento un’indagine autonoma, critica, cosciente.
“Un brano lasciato all’approssimazione, all’inesattezza tecnica – scrive la curatrice, nel saggio del catalogo Skira che accompagna la mostra, non fa che rafforzare il valore puramente pittorico ed espressivo della composizione. Implicitamente attestando che l’atto creativo, e la conseguente forza comunicativa del messaggio, è di per sé di maggiore importanza rispetto alla sua incarnazione materiale.
Nell’impegno – che implica fatica – di potersi avvalere di un vocabolario pittorico più esteso, è implicito un potere amplificatorio, capace di far percepire al riguardante il suono di una visione interiore. Ciò che ogni mestierante da cavalletto rifugge, Battiato dunque ricerca, affidando ad un’ingenuità creatrice il compito di dar voce alla sua visione”.
La mostra ci accompagna così attraverso i nuclei concettuali della sua riflessione sull’arte: il tempo, la memoria, la storia, la bellezza, la ricerca di una figurazione che esplori l’invisibile “lasciandolo affiorare sulla superficie della tela, con immagini suggerite da una necessità tutta interiore”.