Distretti e reti insieme contro la crisi

In Lombardia le imprese fanno quadrato e nascono forme di cooperazione strategica anche legate a prossimità territoriali specifiche. Cluster e network di aziende che sfruttano competenze comuni e fattori di innovazione per sconfiggere le difficoltà economiche, ma anche per creare valore aggiunto e aggredire il mercato globale.
Speciale Reti e Distretti – Parte prima
Dai distretti alle reti. Il sistema industriale e imprenditoriale lombardo e nazionale sta crescendo e affrontando la globalizzazione dei mercati e la crisi in atto, nel segno della cooperazione insieme ad associazioni, istituzioni, professionisti e fondazioni. Lo rileva la ricerca “Reti di impresa oltre i distretti”, a cura di AIP, Associazione Italiana della Produzione, realizzata in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano: ad oggi sono 27 le reti di impresa in Lombardia che coinvolgono circa 500 soggetti e 91 le reti sull’intero territorio nazionale. Non è solo lombarda la composizione dei soggetti che costituiscono la rete: arrivano da molte regioni italiane e talora dall’estero gli attori di questo innovativo modo di fare impresa, e che si collegano in rete dandosi una governance comune. Come spiega il presidente di AIP, Domenico Palmieri, le reti si differenziano dai distretti per una dimensione più ampia: “Le reti sono un’evoluzione dei distretti – spiega Palmieri -. I distretti sono nati come aggregazioni di piccole imprese che operavano nello stesso settore. Le reti invece accorpano fasi produttive e settori diversi permettendo alle aziende di confrontarsi con contenuti di innovazione e competenze polifunzionali di prodotti.
La nostra indagine presenta nuove e significative realtà per cui di fronte all’evoluzione del mercato, si sta cominciando realmente a fare sistema attraverso la creazione di nuove modalità di organizzazione produttiva che vanno oltre i distretti. Si vanno così consolidando realtà transterritoriali e transettoriali in cui possono giocare nuovi e più incisivi ruoli la ricerca, la finanza avanzata e le varie altre infrastrutture e anche quelle dedicate al commercio internazionale a cui le realtà di piccola dimensione non potrebbero arrivare facilmente singolarmente e il cui utilizzo, al contrario, apre nuove prospettive nel mercato globale. Sosteniamo inoltre che le reti debbano dotarsi di una propria governance unitaria e giuridica”. Sono molteplici le forme, “le tipologie”, delle reti individuate nella ricerca AIP: per la precisione 9 in cui sono raggruppati i 90 casi di reti, a livello nazionale.
In Lombardia prevalgono le reti finalizzate come evoluzione dei territori e dei vecchi distretti, pari rispettivamente al 25,9% e al 7,4% (33,3% totale), le reti di innovazione basate sullo sviluppo di nuove tecnologie di processo e/o di prodotto sono pari al 25,9%, quelle impegnate in progetti culturali di vasta portata (22,2%) e quelle orizzontali di condivisione, cioè quelle in cui collaborano operatori impegnati direttamente sui mercati delle stesse merceologie (3,7%) ed emergono l’importante aggregato di reti professionali di cui sono attori gli operatori delle professioni (11,1%) e le reti attivate da associazioni territoriali (3,7%). I settori che aggregano di più? Innovazione e tecnologia (18,5%) e cultura (14,8%). Pari merito per design, servizi e tessile con l’11,1%. Alcuni esempi? Dal biomedicale di Bergamo e Brescia alla cultura di Mantova, dall’innovazione di Varese al tessile di Como.
Le reti rappresentano un nuovo modello, un’evoluzione del “vecchio” distretto che supera i confini territoriali per aprirsi ad opportunità vicine e lontane con l’appoggio di realtà private e pubbliche: “Una delle caratteristiche più innovative delle reti è la collaborazione tra pubblico e privato – prosegue Palmieri -. In alcuni casi le reti si costituiscono per iniziative che partono dal basso per essere poi accompagnate dalle varie Confindustrie, Camere di Commercio, Province e Regioni ecc.. A questa collaborazione si unisce un lavoro di convergenza con il sistema bancario sia per quanto riguarda il credito che sul fronte delle capacità per affrontare il mercati esteri”. In un contesto di crisi e instabilità la reti, sottolinea il presidente di AIP, diventano “una prospettiva di sopravvivenza per le piccole imprese che da sole rischierebbero di non farcela.
La rete infatti consente un allargamento delle merceologie e delle competenze, permette un ammortizzamento dei costi fissi per la ricerca e lo sviluppo perché vengono messe in comune le conoscenze di ciascuna impresa. Vengono quindi realizzate economie di scala senza annegare le economie di scopo delle singole aziende”. Mantenendo la particolarità e la peculiarità di ogni realtà e nel comune obiettivo dello sviluppo e della competizione le reti crescono e si allargano fino a diventare vere e proprie “reti a distanza”: “La sfida dei prossimi anni – conclude Palmieri -.sarà quella di riuscire a integrare le opportunità delle nuove reti a distanza nelle strategie dei decisori dello sviluppo locale e con gli esistenti distretti territoriali che esprimono ancora dei valori importanti ma insufficienti se non innestati in un contesto di sistema quale rappresentato dalle reti. Questa operazione sarà centrale per la ristrutturazione economica dell’intero sistema”.