close
Varie

Da Bush a 007 tutti pazzi per i calzini Bresciani

bresciani

Il successo del calzificio bergamasco che punta su qualità, creatività e innovazione per celebrare il Made in Italy in tutto il mondo. E in tempo di crisi va in controtendenza con un piano di investimenti per nuovi macchinari, comunicazione e ampliamento dell’azienda   

Con loro il “Made in Italy” di qualità ha fatto il giro del mondo, superando non solo i confini europei, ma arrivando anche in Russia, Cina, Giappone e Stati Uniti. Ed è proprio oltreoceano che l’ormai celebre marchio lombardo, noto per la produzione di calze maschili, ha conquistato clienti illustri. Dallo 007 Pierce Brosnam che ha scelto di indossare le calze prodotte da “Bresciani” nel giorno del sì, a George Bush senior, che ha permesso alle calze prodotte dalla società, nata dall’intraprendenza di Mario Bresciani, di arrivare fino alla Casa Bianca nel giorno del suo insediamento come presidente degli Stati Uniti. Ma per ricercare la formula del successo del calzificio Bresciani bisogna fare un passo indietro e tornare negli anni Settanta, quando il suo fondatore scelse di giocare la sua partita scommettendo sulla qualità. Qualità che ancora oggi è garantita dai rigorosi controlli che vengono effettuati nell’azienda bergamasca con sede a Spirano, dalla manodopera altamente qualificata e non ultimo dall’utilizzo della più elevata tecnologia elettronica. Tutte caratteristiche che nel tempo hanno permesso al marchio di affermarsi sul mercato internazionale e di approdare negli store più prestigiosi del mondo.

La crescita dell’azienda, che ancora oggi ci tiene a mantenere la sua impronta familiare, è documentata dai numeri che parlano di un incremento del sessantacinque per cento del fatturato dal 2005 al 2008, anno in cui è stato raggiunto un volume d’affari di circa quattro milioni di euro e i prodotti sono stati esportati in quarantotto Paesi diversi. Eppure l’anima della società, nella quale insieme al padre Mario oggi operano anche i figli Massimiliano, che si occupa del settore commerciale e Fabio, responsabile della produzione, continua a rimanere la stessa: “L’azienda – spiega Massimiliano Bresciani – fin dalla nascita ha scelto di puntare sulla produzione di prodotti di alta qualità. Una caratteristica che negli anni abbiamo scelto di mantenere anche attraverso un attento lavoro di ricerca di materiali nuovi e pregiati, che si è rivelato indispensabile in un mercato sempre più concorrenziale. Per differenziarsi dagli altri e riuscire ad affermarsi è quindi indispensabile essere in grado di proporre al consumatore non solo un prodotto di qualità, ma anche un prodotto innovativo”. Oggi l’azienda, che nel magazzino conta ben 120 tipi di filati diversi, realizza calze in canapa, vicuna, alpaca, lino e bambù: materiali preziosi per produrre calze esclusive e di qualità, che negli anni hanno conquistato anche grandi nomi della moda per cui l’azienda orobica realizza i prodotti.

“La società, infatti, – rivela Massimiliano Bresciani – oggi si concentra non solo sullo sviluppo del marchio, che rappresenta il 50 per cento del nostro fatturato, ma anche sulle licenze (la storica Brioni acquisita nel 1994 e quelle più recenti, ndr) e sulla produzione delle collezioni chiavi in mano di marchi di primo livello”. Dal 2005, inoltre, la famiglia Bresciani si è lanciata in una nuova sfida, affiancando alla collezione uomo una linea di calze femminili. Ma questa non è l’unica novità: “Alla calza – sottolinea Bresciani – abbiamo affiancato la produzione di sciarpe in cachemire, di cravatte in maglia di cachemire e seta e della babbuccia in cachemire e cervo diventata un vero e proprio must. Si tratta di prodotti particolari, sia per quanto riguarda la fattura sia per quanto riguarda i materiali”. E nonostante la crisi finanziaria in atto lo sguardo verso il futuro è positivo: “Nei prossimi anni – anticipano dall’azienda, che nel 2008 ha conquistato il premio Odysseus organizzato da Confindustria Bergamo nella categoria “Design e creatività”, con le calze da uomo ricamate con i versi tratti dalla “Divina Commedia” – abbiamo intenzione di sviluppare dei corner con i nostri prodotti da proporre nei grandi magazzini di alto livello e di ampliare la collezione con altri accessori.

L’obiettivo, per il raggiungimento del quale lo scorso anno abbiamo presentato un piano di investimento di 1,5 milioni di euro, è quello di sviluppare il marchio puntando sulla comunicazione, sull’acquisto di nuovi macchinari e sull’ampliamento dell’azienda”. Senza dimenticare però quelle che sono le carte vincenti che hanno reso grande la società, in primis la produzione di prodotti di qualità. Produzione che, nonostante la globalizzazione, per la famiglia Bresciani deve rimanere non solo in Italia, ma anche all’interno dell’azienda bergamasca. “Una scelta – dice Massimiliano Bresciani – che nasce dalla consapevolezza della forza del Made in Italy, sul quale nel 2005 abbiamo scommesso unendoci insieme ad altre due aziende nel Consorzio SI Sigillo Italia, nato per dare ancora più forza alla produzione italiana di qualità, la carta vincente per rilanciare l’economia del nostro Paese”.

Il ritratto dell’azienda

Il calzificio Bresciani nasce nel 1970, anno in cui Mario Bresciani, dopo una lunga esperienza in aziende leader del settore tessile, decide di tuffarsi a capofitto in una nuova avventura: aprire un’azienda tutta sua. La società, che nel giro di una decina d’anni si afferma sul mercato instaurando collaborazioni con importanti aziende a livello internazionale, viene fondata a Castiglione delle Stiviere, a Mantova. E’ da qui che inizia la storia di questo marchio che oggi, a distanza di quasi quarant’anni, si è affermato sul mercato internazionale distribuendo i suoi prodotti attraverso diverse organizzazioni di vendita in Europa, Stati Uniti, Estremo Oriente, Africa e Sudamerica. I preziosi filati – dal cotone egiziano alla lana merino, dal cachemire alla canapa – vengono lavorati dai dipendenti dell’azienda (trasferita a Bergamo nel 1974) che oggi collabora con noti designer e investe una parte consistente del proprio fatturato nella ricerca. 

testi di Desirée Cividini