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Economia/Imprese

Perché essere data-driven è così difficile?

data driven

Non più un fattore tecnico, ma un vero e proprio pilastro strategico del business, che proietta l’azienda nel futuro: questo è il ruolo del dato nella data-driven company, il traguardo a cui la maggior parte delle organizzazioni sta cercando di giungere con tutte le proprie forze.

Si stima, infatti, che la trasformazione data-driven rientri nei piani dell’85% delle imprese italiane, ma l’iter, per molti, sembra ancora lungo. Secondo una ricerca globale, è solo il 16% delle aziende a definirsi davvero guidata dai dati, mentre la maggioranza, ovvero il 34%, si proclama semplicemente “data aware”, indicando di trovarsi ancora nella fase iniziale di riconoscimento dell’importanza dei dati, senza averli ancora integrati completamente nei propri processi.

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Innovazione

L’unica costante del nostro futuro dominato dall’AI? I dati

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Con le innovazioni tecnologiche che ci attendono nei prossimi cinque anni, le organizzazioni si trovano di fronte a una domanda cruciale: dove e con quale priorità indirizzare gli investimenti?

Nonostante quasi ogni organizzazione pensi che i propri competitor siano molto avanti nella corsa all’intelligenza artificiale, nella maggior parte dei casi, probabilmente non è così.

Le innovazioni sono molteplici e arrivano a un ritmo vertiginoso: AIelaborazione del linguaggio naturale (NLP), tecniche di machine learningLarge Language Model e, tema caldo di ogni consiglio di amministrazione, la Generative AI. Queste tecnologie minacciano di dividere il mondo del business tra chi le possiede e chi ne è privo. In ogni caso, le nuove tecnologie sono tanto rivoluzionarie per chi le adotta quanto spaventose per chi ne rimane escluso.

Quindi, cosa fare? Cambiare prospettiva e affrontare questi cambiamenti concentrandosi su ciò che rimarrà invariato. E, se posso scommettere, l’unica cosa che NON cambierà tra 5 anni è l’importanza della qualità dei dati! Solo così le organizzazioni potranno essere rilevanti anche tra cinque anni.

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Innovazione

IA: quanto è realmente necessaria?

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La promessa della tecnologia generativa dell’IA di trasformare le aziende, le industrie e le società continua a raccogliere consensi, portando i giganti della tecnologia, le altre aziende e i servizi pubblici a investimenti miliardari nella grande corsa all’intelligenza artificiale.

Nessuno vuole rimanere escluso, eppure non mancano voci fuori dal coro. Goldman Sachs è diventata una delle prime grandi banche d’investimento a mettere in discussione il clamore intorno all’IA, con un rapporto intitolato Gen AI: Too Much Spend, Too Little Benefit?

Daron Acemoglu, professore del MIT intervistato per la ricerca, è scettico. Secondo le sue stime, solo un quarto delle attività sottoponibili all’IA sarà economicamente vantaggiose da automatizzare nei prossimi 10 anni, il che implica che l’IA avrà un impatto inferiore al 5% a livello complessivo sulle attività aziendali.

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